Dopo tanta attesa – la volontà dell’esecutivo di procedere a una riforma del Terzo Settore risale infatti al maggio 2014, il Consiglio dei Ministri ha approvato e consegnato ai pareri delle Commissioni parlamentari competenti e della Conferenza Stato-Regioni i tre decreti legislativi che permetteranno di completare l’attuazione della Riforma del Terzo settore (legge delega 106/16), riguardano il Codice del terzo settore – un insieme di disposizioni giuridiche e fiscali destinato a regolamentare la vita degli enti di terzo settore, la disciplina dell’impresa sociale e il cinque per mille.
Il nuovo Codice del Terzo settore riordina tutta la normativa riguardante gli enti del Terzo settore e, in questa razionalizzazione anzitutto li definisce, individuandoli nelle organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, enti filantropici, imprese sociali, incluse le cooperative sociali, reti associative, società di mutuo soccorso, e in ogni altro ente costituito in forma di associazione, riconosciuta o non riconosciuta, o di fondazione per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento di una o più attività di interesse generale in forma volontaria e di erogazione gratuita di denaro, beni o servizi, di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi. Sono inoltre individuate le attività di interesse generale esercitate dagli enti del Terzo settore in via esclusiva o principale. Il Codice stabilisce le disposizioni generali e comuni applicabili, nel rispetto del principio di specialità, ai diversi enti che compongono il Terzo settore, dettando disposizione in materia, tra l’altro, di organizzazione, amministrazione e controllo, di raccolta fondi, di contabilità e trasparenza. Viene inoltre semplificata la procedura di acquisto della personalità giuridica e vengono istituiti, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il “Registro unico nazionale del Terzo settore”, al quale gli enti sono tenuti a iscriversi al fine di poter accedere ai benefici ad essi riservati, e il Consiglio nazionale del terzo settore, organo consultivo e rappresentativo degli enti.
A 20 anni dal DM del 1997 che consentì ai Centri di Servizio per il volontariato di iniziare ad operare, il decreto legislativo sul Codice del Terzo settore, in una specifica parte, rivede significativamente anche l’attuale configurazione dei CSV, il cui raggio d’azione si allarga ai volontari di tutti gli enti di Terzo settore.
Il decreto sull’impresa sociale ha l’obiettivo di colmare le attuali lacune, relative soprattutto al regime fiscale, e a rimuovere le principali barriere al suo sviluppo. L’impresa sociale rimane dunque una qualifica che enti costituiti in una qualsiasi forma giuridica (associazione, fondazione, società, cooperativa) possono assumere; si ridefinisce, ampliandolo, l’ambito delle attività di interesse generale da esercitare affinché un ente possa assumere tale qualifica. Al fine di favorire il finanziamento dell’impresa sociale mediante capitale di rischio, il decreto, in attuazione della delega, ha introdotto la possibilità per le imprese sociali (costituite in forma di società) di remunerare in misura limitata il capitale conferito dai soci. Ai fini di promozione e sviluppo di tale tipologia di impresa, vengono introdotte inoltre misure di sostegno, anche fiscale; si prevedono incentivi fiscali volti a favorire gli investimenti di capitale nelle imprese sociali.
Il decreto sul cinque per mille dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) prevede il completamento della riforma dell’istituto del cinque per mille, già reso permanente dalla legge di stabilità 2015. Viene allargata la platea dei destinatari del beneficio, estendendola a tutti gli enti del Terzo settore iscritti nel Registro unico nazionale; rimangono inalterati i restanti settori di destinazione del beneficio. Il decreto, inoltre, prevede una serie di obblighi di trasparenza e informazione, sia per i soggetti beneficiari che per l’amministrazione erogatrice.
Il provvedimento tornerà infine in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva, prevista per giugno – luglio prossimi.