È stato presentato lo scorso 29 maggio il Primo Rapporto sul Registro unico nazionale del terzo settore. 

L’analisi è stata effettuata grazie all’Osservatorio del RUNTS, promosso dal Ministero del Lavoro e da Unioncamere sulla base di un Accordo istituzionale. Il Registro unico del Terzo settore è stato istituito nel 2021 dal Ministero del Lavoro con il supporto tecnico di InfoCamere, la società di informatica del sistema camerale, mentre le analisi dell’Osservatorio sono curate dal Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne.

Sono 120mila gli Enti del Terzo settore iscritti al RUNTS al 31 dicembre 2023. Un universo che continua a crescere (a fine aprile gli ETS erano già 126mila) perché, come mostra una indagine campionaria effettuata sui 25mila enti non trasmigrati da altri registri, nati negli ultimi due anni, iscriversi conviene: apre a opportunità economiche, a partire dall’accesso al 5×1000, migliora i rapporti con la PA e consente un maggiore accesso a fondi.

 

Gli enti registrati nel RUNTS sono in netta prevalenza Associazioni di promozione sociale (oltre 52mila, pari al 43,7%), Organizzazioni di volontariato (circa 37mila, pari al 30,7%) e Imprese sociali (quasi 24 mila, pari al 19,9%). Complessivamente, quindi, queste tre tipologie di ETS rappresentano il 94,3% del totale degli enti registrati. Sono inferiori le quote relative agli Altri enti del terzo settore (5,4%) e residuali quelle riferite agli altri soggetti.

Dal Registro risultano più di 2,5 milioni i volontari che prestano la propria opera negli ETS, la maggior parte dei quali operanti nelle ODV (65,5%, corrispondenti a quasi un milione e settecentomila unità) e nelle APS (23,9%, oltre 600mila unità). A questi si aggiungono quasi 55 mila lavoratori, concentrati per il 43,3% nelle ODV, 27,5% nelle APS e 26,4% negli Altri enti, mentre nelle imprese sociali si stima ci siano quasi 470mila lavoratori.

Se la concentrazione di ETS è elevata nel Mezzogiorno (31,6%), seguito da Nord-Ovest (23,3%), Centro (23,2%) e Nord-Est (21,9%), i dati rapportati alla popolazione residente evidenziano una presenza relativa più significativa nell’Italia orientale (237,6 ETS per 100mila abitanti) e in quella centrale (227,6), con il Mezzogiorno a seguire (190) e infine il Nord-Ovest (176,4).

Le prime tre posizioni sono occupate da Bolzano (433,6 enti ogni 100mila abitanti), Rieti (362,9) e Trento (350,6), seguite da Firenze, Terni e Biella (con valori compresi tra i 309,5 e i 301 enti ogni 100mila abitanti). Solo una provincia del Sud è presente nella top ten: Isernia, con 295,3 enti ogni 100mila abitanti.

Oltre un quarto degli enti opera nelle Attività ricreative e di socializzazione (26,5%). Altri ambiti particolarmente rappresentativi sono: Assistenza sociale e protezione civile (23,2%); Attività culturali e artistiche (19,8%) e Sanità (13,1%).

Per quanto riguarda le imprese sociali i principali settori di operatività sono Assistenza sociale e protezione civile (48,7%), Sviluppo economico e coesione sociale (30,7%) e Istruzione e ricerca (10,1%).

Il 5×1000 rappresenta una straordinaria opportunità di finanziamento per il Terzo Settore: il 40,4% degli ETS (al netto delle imprese sociali) ha dichiarato di essere accreditato al 5×1000, soprattutto Enti filantropici (73,3%), Reti associative (71,4%), Altri enti del terzo settore (61,0%) e ODV (48,3%).

C’è poi il problema delle competenze oggi necessarie per assicurare continuità ai progetti. Per molto più della metà degli ETS (58,5%), è fondamentale sviluppare competenze di progettazione, soprattutto per l’accesso ai bandi pubblici e reperimento fondi. Al secondo posto vengono segnalate le competenze per la gestione della comunicazione e dei social media (37,9%). Seguono competenze tecnico-operative (32,4%) e relazionali (27,3%).

Secondo i due terzi dei “nuovi” Ets l’iscrizione al RUNTS è una opportunità più che un semplice adempimento. L’accesso al 5×1000 emerge in assoluto come il beneficio maggiormente percepito dagli ETS di nuova iscrizione. L’accesso a forme di collaborazione, convenzionamento e/o contratti riservati con Pubbliche Amministrazioni, altro beneficio esplicitato dagli intervistati, riguarda il 17,0% del totale degli enti, a cui segue la possibilità di collaborazione con altri ETS (14,9%).

 

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