E’ conosciuta come “l’angelo dei siriani in fuga dalla guerra”: Nawal Soufi, giovane ventisettenne, aiuta in modo volontario ogni giorno migliaia di profughi. Nata in Marocco, e arrivata a Catania da piccola, città dove ancora oggi vive e studia, Nawal è diventata col tempo punto di riferimento per tantissime persone, soprattutto siriani, che lasciano la loro terra, fuggono dagli orrori e dalle atrocità della guerra, per raggiungere l’Europa.
Col suo cellulare, sempre a portata di mano, soccorre, sostiene, aiuta i migranti a sopravvivere al viaggio della “disperazione” nell’attraversare il Mar Mediterraneo e a non cadere – una volta giunti in Italia – nella trappola del racket degli scafisti di terra. La contattano mentre sono a bordo delle “carrette del mare”: impauriti, terrorizzati, in agonia tra le minacce e le avversità del mare e le precarie condizioni dell’imbarcazione. In tantissimi prima di mettersi in viaggio, partono che già conoscono il suo numero di cellulare: per qualsiasi problema o necessità, per essere soccorsi durante le traversate infernali e giungere in Sicilia sani e salvi, compongono il suo numero e le chiedono aiuto. Questa propensione a mettersi volontariamente a disposizione dell’altro è iniziata quando nel lontano 2013, all’alba di una giornata d’estate, arrivò la prima chiamata dal mare.
Era un migrante che chiedeva soccorso: la nave su cui viaggiava con altre 500 persone stava per affondare. Il suo numero è passato di mano in mano, da quando Nawal ha operato come volontaria ad Aleppo per portare aiuti umanitari. Da allora Nawal per i profughi è diventata “Lady SOS” vero e proprio punto di riferimento informale per i migranti in fuga dalla guerra. Ma Nawal viene contattata anche dalle autorità che si occupano di immigrazione, e spesso intervistata e sentita da tanti media locali, nazionali ed internazionali (ultimamente ne hanno parlato, tra gli altri, il Times, Al Jazeera, Repubblica, RaiTre). Questa testimonianza di coraggio e di amore per l’altro, questa “storia lunghissima di salvataggi, di salvezza” come ha scritto il cardinale Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento, presidente della Fondazione Migrantes, è stata raccolta e descritta in un libro L’Angelo dei profughi del giornalista Daniele Biella.
Biella che scrive sulla testata on line Vita.it ed impegnato anche nell’educazione e nel sostegno di ragazzi in difficoltà – ha tra l’altro raccontato la drammatica storia dei coniugi Abdallah (originari di Damasco) che, durante la traversata nel Canale di Sicilia, hanno perso i loro quattro piccoli figli. Alla ricerca per il loro ritrovamento, ha partecipato il Ministero dell’Interno, insieme a Nawal, all’Arci di Milano e all’Associazione Salam.
Daniele Biella sarà a Martina Franca, a presentare il suo libro nella sede di Arte Franca (Laboratori Urbani) in Villa Carmine, venerdì 19 febbraio alle ore 19:00.
L’incontro aperto a tutti è organizzato dall’Associazione Salam, da Arte Franca, dal Centro Interculturale Nelson Mandela e dallo Sprar di Martina Franca.
Dialogheranno con l’autore, Ibra Elkhas, siriano di Homs, mediatore culturale dell’Associazione Salam ong, e Cataldo Mignogna del Centro Interculturale di Taranto.