La notizia del disastro ferroviario accaduto lo scorso 12 luglio nelle campagne tra Andria e Corato, nel giro di poche ore, ha raggiunto tutto il mondo e il mondo intero si è unito in rispettoso silenzio di fronte a questa immane tragedia. Lo scontro frontale tra i due treni è stato inevitabile, i rispettivi convogli anteriori si sono fusi e in un tempo brevissimo 23 persone hanno perso la vita.
Lo scenario è sotto gli occhi di tutti. Premetto che non sono giornalista, mi è stato chiesto di scrivere due righe sulla partecipazione del mondo del volontariato a questo tragico evento, in quanto impiegato presso lo sportello operativo del CSV di Andria. In realtà, mi ritrovo a conoscere molto bene i volontari di tutte le odv presenti sul territorio, conosco bene le loro difficoltà, le ragioni che li animano, i loro nomi e volti e soprattutto le tante storie di vita personali, le mille motivazioni che li spingono alla gratuità più assoluta. Il mio è un semplice tentativo di testimoniare ciò che ho visto di questa realtà, stando “dietro le quinte”.
Subito dopo l’impatto, quel luogo inizia a essere popolato dai soccorritori, c’è gente che corre dappertutto. Ci sono proprio tutti, vigili del fuoco, polizia, carabinieri, guardia di finanza, tutti, compresi i volontari. Questi ultimi sono stati i più numerosi, con le loro tute rosse, verdi, blu. Ci sono le Misericordie, che hanno subito approntato gli ospedali da campo, Nucleo di volontariato, Ser, guardie per l’ambiente, Legambiente (per motivi di spazio non le elenco tutte) e non solo della zona, arrivano da Lecce, dalla Basilicata, dalla Calabria. Sono in tanti e a vederli incutono già sicurezza, si ha la certezza che tutto sarà condotto nel migliore dei modi.
I preposti si dirigono in prima linea sulle macerie, altri prendono ordini, chiedono dove posizionarsi, a chi rivolgersi, con chi pianificare e coordinare il proprio lavoro, e così, senza sosta, si lavora senza batter ciglio, disposti a tutto e per tutto il tempo che sarà necessario, fino a cambio turno.
Mi preme sottolineare, che ciò che muove queste persone è la gratuità! Sembra scontato, ma non lo è. Quando si parla di volontariato si fanno fiumi di elogi, si ripete come un refrain, che “Il mondo del volontariato si rimbocca le maniche e si sostituisce alla carente amministrazione pubblica” oppure che “se non ci fossero loro…”, definendoli “angeli custodi”, “veri angeli” o “angeli della solidarietà”. Titoli sui giornali, politici che ringraziano, ma il rischio è che subito dopo, l’istante dopo, ci si dimentichi di loro, come se tutto quello che fanno sia dovuto, quasi assolvano un dovere o impegnino il tempo libero come per hobby. Occorre dare il giusto valore a questi uomini e non si esagera nel dire che, di fronte a tutto quell’abisso di dolore, è emerso un bellissimo spettacolo di Umanità senza paragoni.
E davvero sono stato fiero, guardandoli operare, di riconoscere tra loro molti miei amici. Li ho visti implicati in una vera e propria battaglia contro il tempo, per salvare quante più vite possibili. Vederli lottare di fronte a tutto e andare avanti in silenzio, questo è il bene!
Il bene e la speranza da cui ripartire, quando tutto è in rovina. Nell’esercizio delle loro funzioni ma con lo stesso slancio di gratuità, si sono spesi i vigili del fuoco, che hanno letteralmente sfondato la linea di demarcazione tra lavoro e solidarietà, tra dovere e gratuità, rischiando la vita per recuperare il recuperabile.
E la gratuità di ciascuno ha generato una gara di solidarietà contagiosa, che non ha riguardato solo chi era in prima linea. Da sottolineare la mobilitazione delle Odv che si occupano della prima delle emergenze, che in questi casi è la raccolta di sangue. Che stupore, tutti quei ragazzi che diffondono tramite i social l’urgenza di donare e si mettono in coda sfidando il caldo dei corridoi dei presidi ospedalieri!
È l’inizio dell’essere volontario: volontariamente uno dona del suo, nella consapevolezza o meno che, tramite quel dono, egli è il primo a ricevere qualcosa di grande. Sono certo che mio figlio diciottenne, che anziché poltrire ha fatto il sacrificio di alzarsi presto per andare in ospedale a donare, sarà aiutato a crescere da questo piccolo gesto, a fare un passo in più verso la propria maturità e a godere cento volte di più della propria vita.
Infine, vanno ringraziati tutti quei semplici cittadini, che in completo anonimato hanno portato cibo acqua, bevande a chi era all’opera sulle macerie. Uno di questi così ha risposto al giornalista che lo ha intervistato: “Sono qui, non posso far nulla ma quello che posso fare lo faccio con tutto il cuore!”.
FRANCESCO LAFIANDRA
Collaboratore CSV San Nicola – Bari